lunedì 7 febbraio 2011

Decidi tu che segno lasciare


Sono sconvolgenti i dati riguardanti le mutilazioni genitali femminili (MGF). 8000 bambine/adolescenti (secondo le singole tradizioni) ogni giorno nel mondo subiscono questo trattamento. 
La MGF è una pratica "tradizionale" soprattutto dell'Africa sub sahariana  ma non solo. Spesso viene associata al culto islamico ma in realtà nessun versetto coranico ne parla. La tradizione sostiene che questa pratica conserverebbe la purezza della donna. In realtà è solo una pratica che rende i rapporti sessuali molto difficili e dolorosi e pericoloso il parto. È uno modo di controllare il corpo delle donne.
Non scenderò nei dettagli delle orribili tipologie di mutilazione esistenti. Per farvi un'idea è sufficiente guardare la voce su wikipedia.
Studi recenti hanno individuato una diffusione di questa pratica anche oltre il continente africano, questo probabilmente ha almeno due motivazioni: la possibilità di avvicinarsi a popolazioni rimaste isolate fino ad oggi e l'effetto delle migrazioni dei popoli con i loro usi e costumi. 
Nessuno studio accurato è stato portato avanti in Italia ma le stime fatte dalle associazione che combattono tale pratica parlano di 500 bambine in un anno.

Sabato scorso ho partecipato alla conferenza stampa di presentazione della campagna Decidi tu che segno lasciare promossa da Non c'è pace senza giustizia (associazione legata al Partito Radicale Transnazionale), sostenuta da Enel Cuore Eni e Il Tempo, curata dall'agenzia Pan Advertising.
Tale campagna chiede a ciascuno di firmare sul sito un appello per chiedere all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite del 2011 una risoluzione per la messa al bando delle MGF nel mondo.

Durante la conferenza mi ha colpito l'intervento di Franca Valeri, sostenitrice della campagna, che evidenziava come questo argomento non debba avere colore politico ma debba essere sostenuto da chiunque.

Il mio invito, oltre che a firmare l'appello, vuole essere quello di informarsi e farsi veicolo di informazione. Purtroppo non sarà una risoluzione delle Nazioni Unite a cancellare questa pratica ma sarà la diffusione di una cultura e il sostegno a tutte quelle madri che decideranno di salvare le loro figlie.

Spot della campagna:
(al momento non è possibile inserire l'anteprima)

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