martedì 22 maggio 2012

23 maggio 1992.. nel 2002 scrivevo...

10 anni fa, nella notte tra il 22 e il 23 maggio, con gli occhi pieni di lacrime, scrivevo questo:

"Ricordo mia madre venirmi incontro con gli occhi lucidi. Era un tiepido sabato sera siciliano. Era maggio. Io ero a una tipica festa di compleanno all'aperto, di quelle che i ragazzini siciliani organizzano per il loro compleanno se cade tra maggio e ottobre. Mia madre mi venne incontro e con la voce rotta in gola mi disse: «L'hanno ucciso, hanno ucciso il giudice Falcone, vicino Palermo!». Non avevo ancora dodici anni, ma conoscevo già chi fosse Giovanni Falcone. Cominciavo già a capire cosa significasse mafia e morti di mafia. Avevo già avuto occasione di marciare con una fiaccola in mano per dire sì alla legalità. Ricordo il giorno dopo, il 24 maggio, a Catania tutti in piazza Verga a dire «io dico no alla mafia», un unico serpentone silenzioso. Tanto clamore, tanto rumore per affermare la nostra resistenza alla mafia. Grosso frastuono che si è affievolito nel tempo. Sono trascorsi dieci anni: cosa è rimasto oltre l'eco di quell'urlo che i siciliani onesti hanno lanciato verso il cielo, in quelle tiepide sere siciliane? Quell'urlo ha smosso le acque, qualcuno ha messo le mani in pasta per cambiare le cose.
Purtroppo, sono gocce d'acqua nel mare. La memoria di quel profondo dolore sbiadisce e rischiamo di perdere tutto quello che si è fatto. Il carrubo che sta di fronte alla casa di Falcone, per molto tempo carico di fiori e biglietti, oggi è spoglio, senza le foglie della resistenza... Forse l'eco è sufficiente a non perdere la speranza di cambiare le cose, ma non è sufficiente per cambiarle realmente. Cambiarle dal basso, dalle piccole cose di ogni giorno nelle quali ognuno di noi è protagonista. 
Ringrazio mia madre di avermi messo la fiaccola in mano e di avermi fatto vedere la linea che separa la legalità dall'illegalità. Mi auguro che ognuno di noi si ricordi di prendere in mano quella fiaccola e riconoscere la linea. E poi, guardandosi intorno, sappia farla riconoscere a chi non riesce o non vuole vedere oltre."